Sto cercando di mostrare un blocco presente in chiunque di noi.
Sempre, ma proprio sempre, quando c'è qualcosa che "sappiamo per certo" non siamo in grado di imparare nulla di nuovo. Né di vedere oltre gli schemi in cui ci siamo rinchiusi.
Sempre, ma proprio sempre, quando c'è qualcosa che "sappiamo per certo" non siamo in grado di imparare nulla di nuovo. Né di vedere oltre gli schemi in cui ci siamo rinchiusi.
Vedere le ragioni per cui l'altro non può che arroccarsi alle proprie idee e comprenderle: questo è il primo passo.
Evitare di assumere un atteggiamento di superiorità: questo è il secondo passo.
Riconoscere nel suo ghigno il nostro stesso ghigno. Riconoscere nel suo atteggiamento di chiusura il nostro stesso atteggiamento di chiusura: questo è il terzo passo.
Normale che ci si fermi invece nel ricambiare il ghigno. Normale che ci si senta forti nel definire l'altro patetico e ottuso. Normale che si cerchi il sostegno di chi la pensa come noi e insieme ci si schieri con decisione contro il "nemico". Finché si sceglie di liquidare la faccenda decidendo che l'ottuso è l'altro, si resta entro gli schemi in cui ci si è rinchiusi.
Il ghigno sul volto dell'altro è in realtà un dono. Come in uno specchio ci sta dando la possibilità di intravvedere i nostri stessi ghigni. Ci dà modo di scoprire i nostri atteggiamenti di chiusura.
Finché si liquida la faccenda decidendo che l'ottuso è l'altro, si rifiuta il dono.
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